A l’è surtì
Ël Giornalin ëd Gioanin Tempesta
Indagine su Gian Burrasca (Pensieri, parole e canzoni)
Ëd Sergio Donna e Beppe Novajra
Ridussion an lenga piemontèisa dla ciadeuvra ‘d Vamba (Luigi Bertelli)
Il Giornalino di Gian Burrasca
Illustrazioni di Dorella Gigliotti
Prefazione di Albina Malerba
Ël Giornalin ëd Gioanin Tempesta
a l’é dedicà a tuti coj ch’a-i ten-o
a ’mprende, scoté, lese e parlé
nòstra bela lenga piemontèisa
La prima parte di questo libro, Ël Giornalin ëd Gioanin Tempesta, scritta da Sergio Donna, contiene la traduzione-riduzione in piemontese de Il Giornalino di Gian Burrasca, capolavoro di Vamba (al secolo, Luigi Bertelli), che venne pubblicato a puntate sul Giornalino della domenica tra il 1907 e il 1908.
Giuseppe Novajra, piemontesista e cantautore, ha invece curato la seconda parte del volume. La sua Indagine su Gian Burrasca | Pensieri, azioni e canzoni, scritta in italiano, rappresenta non solo un’inedita e interessante rilettura de Il Giornalino di Gian Burrasca in chiave musicale ma altresì un percorso di immedesimazione psicologica (un’ ”indagine” appunto) nel protagonista, ed un approccio al mondo degli adulti visto dalla prospettiva di un ragazzino, Giannino-Gioanin, che per quanto discolo e scapestrato, sa metterne a fuoco vizi, debolezze e contraddizioni.
PREFAZIONE
Gian Burrasca sulle sponde del Po e della Dora
La letteratura in piemontese annovera nella sua bibliografia alcune belle traduzioni di libri che illustrano la storia letteraria italiana.
A parte le pagine dei classici, o il generoso tentativo di Luigi Riccardo Piovano di portare in lingua nostra la Divina commedia, le più riuscite e fortunate sono traduzioni di opere per ragazzi.
Basti pensare al Pinòcchio an piemontèis di Luigi Griva per le edizioni Viglongo (1981); al Cuore di De Amicis, Cheur nella versione di Giovanni Magnani (edizioni Vento del Piemonte, 1994); o all’immortale Il piccolo principe, Ël cit prinsi (Gioventura Piemontèisa, 2000).
Classici per ragazzi e adolescenti che sanno ancora oggi incantare e affascinare tutti, e che in piemontese ci riportano d’amblé alla dolce nostalgia di un tempo d’antan.
In questo solco si colloca anche la felice idea di Sergio Donna di impastare in suoni subalpini Il Giornalino di Gian Burrasca, del mitico Vamba (Luigi Bertelli), che tutti ricordiamo anche per l’interpretazione televisiva di Rita Pavone, cantante di successo nata in riva alla Dora.
Come Pinocchio e Cuore, anche Gian Burrasca ha accompagnato generazioni di ragazzi, e chissà che Ël giornalin ëd Gioanin Tempesta (Monginevro Cultura | Ël Torèt, 2014) oltre agli appassionati e curiosi di piemontese non riesca ad avvicinare ai suoni, alle sfumature, alla ricchezza che la lingua piemontese sa offrire nella nitida riduzione di Sergio Donna, la generazione dei nativi digitali.
Cominciando dal titolo, felice la versione di Burrasca in Tempesta (in piemontese la tempesta è anche e soprattutto la grandine, che si abbatte improvvisa e devastante), spigoliamo il percorso di qualche parola dall’Arno al Po e alla Dora, che Sergio Donna, ripescando dalla conoscenza fluida e naturale della lingua, ci fa riscoprire nelle sue più godibili capacità espressive: a l’é sautame ’l balin; tutti fermi, tuti zitti: tuta ciuto la maraja, dove quel maraja, a chi appena un po’ conosce il piemontese, suggerisce davvero un mondo, un’epoca; ël trigomiro: l’intrigo, la trama… da quanto tempo non lo sentivo circolare? I giochi di prestigio, ij gieugh da scamoteur, la neuit ëd le patele, il cocchiere, il bërlandin… E non sono poco belli e divertenti alcuni nomi di protagonisti?: Milor Maunèt (Mi’ lordo); ël professor Mùscol, Barba Rancin, Barba Drocheri… e l’elenco potrebbe essere lungo, lungo come le pagine del libro. Un lavoro paziente, capace di piegare il lessico al dettato della traduzione, ritrovando tante parole che sembravano perdute, dimenticate. Pagina dopo pagina, con grande divertimento, quasi quasi ci sembra che Gian Burrasca sia proprio nato Gioanin Tempesta.
Il tandem con Giuseppe Novajra, che nella seconda parte attraversa il testo con pensieri, azioni e canzoni, conferma un sodalizio che da diversi anni regala ai piemontesi parole, libri, manifestazioni, preziosi momenti per mantenere viva una storia, una tradizione, una lingua che ci è stata consegnata dai nostri padri e che noi non siamo più capaci di trasmettere ai nostri figli.
Albina Malerba
Centro Studi Piemontesi
Ca dë Studi Piemontèis
PREMESSA
…Ho pensato che quello scanzonato e irrequieto personaggio, le cui avventure erano ambientate in una non meglio identificata località di provincia dell’Italia centrale, (probabilmente una ridente cittadina toscana d’inizio Novecento), avrebbe potuto benissimo esser vissuto qui, nel nostro Piemonte. E così mi è preso lo sfizio di tradurre quel libro e di farne una riduzione in lingua piemontese, collocando lo scenario delle avvincenti vicende del suo protagonista in un contesto inedito.
Anche nella versione piemontese, quel ragazzino scavezzacollo è il rampollo di una famiglia borghese del primo Novecento: come l’originale Gian Burrasca, il protagonista subalpino del Giornalino, anzi del Giornalin, mantiene lo stesso carattere irrequieto e la stessa propensione a combinare disastri e marachelle. L’unica differenza è che Gioanin Tempesta, così come i numerosi personaggi che gli fanno cornice, dal bidello al maggiordomo, dalla zia di campagna al direttore del collegio, dagli insegnanti ai compagni di scuola, dall’avvocato al medico, dallo chaffeur ai giornalisti e ai politici, dai pasticceri ai cocchieri, tutti si esprimono in una colorita e schietta lingua piemontese, e non più in vernacolo toscano.
A lavoro ultimato, mi è sembrato che tutto filasse in modo perfetto, e che l’ambiente subalpino calzasse davvero a pennello a Gioanin Tempesta. Le scene urbane della versione piemontese potrebbero svolgersi ad Asti, a Cuneo, o nella stessa Torino. E quelle di campagna potrebbero essere ambientate in un piccolo paese del Monferrato o delle Langhe… Fate un po’ voi…
Sergio Donna
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