Sabato 14 Gennaio 2017 Ore 15.30 Via Vigone 52, Ingresso libero
“Festa ‘d Turin | Fior dël pavé” ëd Luis Valsoan
primo poeta-operaio in Lingua Piemontese”, da un’idea di Sergio Notario.
Un appuntamento del Centro Studi Cultura e Società a cura di Monginevro Cultura.
Canzoni in tema di Giuseppe Novajra. Letture di Sergio Donna.
“Luis Valsoan (Luigi Valsoano): un Autore in lingua Piemontese, poco noto, ma molto interessante, sia per le poesie scritte, sia per il suo ceto sociale, essendo il primo poeta piemontese di mestiere “operaio”: LUIS VALSOAN. Nato a Pont Canavese nel 1862, cittadina all’epoca sede di industrie tessili, è un personaggio che dimostra tutta la sua potente carica umana e che lascia un segno preciso della condizione di vita nella quale si trovava la classe operaia, trasformando tutto questo in parole poetiche che rimangono impresse nella nostra memoria. Le letture sia di documenti storici dell’epoca che illustrano bene il periodo, sia di parte della sua attività poetica che mettono in luce l’Autore, saranno condotte da Sergio Donna e da Sergio Notario, intervallate da canzoni che accompagnavano le prime lotte operaie (una di queste potrebbe essere stata scritta dallo stesso Valsoano) che saranno eseguite dallo “chansonnier” Beppe Novajra”.
Sergio Notario
A l’é stàit nen belfé trové ‘d neuve su la vita ‘d Luis Valsoan, nassù a Pont dël 1862 e mòrt an miseria al Maurissian ëd Turin dël 1900.
D’àutre neuve i podoma tireje da cola solenga “plachëtta” ëd poesia, stampà con ël tìtol cisseur Fior dël pavé, miraco sortì dë sfròs për ëscapeje al fisch (coma antlora as ciamava la censura).
Le composission a s’arfan a soa esistensa e, datà, an mostro soa vita ëd miseria, sò andé a ramengh për le stra dl’emigrassion ovriera e sò patì fin-a la bojosa për ëd delit d’ideal. Ma a l’é dzortut l’amor për la libertà ch’a dësbòrda dai sò vers, an dësfida al pensé dla “gent da bin”. La gusaja, le fomne e le masnà a son ij vér protagonista ‘d soa poesìa d’arvira, dla protesta libertaria.
Considerà che chiel, ch’as sapia, a l’é ‘l solengh poeta ovrié ch’a scrivèissa e a publichèissa an piemontèis a coj temp-là, përchè nen butelo dacant a cole dontrè canson ovriere genite? A l’é pì che tut la canson Guarda giù an cola pianura ch’a në smija soa euvra. Valsoan a l’é un montagnin ch’a varda 9iù la pian-a, anté a Perosa (Canavèisa, parèj ‘d Pont) a-i é ‘l “fabricon”, la tëssiura Mazzònis.
Un poeta, mòrt con ij polmon brusà da le “oficine anté ch’a-j manca l’aria” e ‘d fam ëstrusand soa pòvra vita ant “le sofiètte anté ch’a-j manca’l pan”.
(Recensione di Gioventura Piemontèisa)
«Fior dël Pavé», con l’achit ëd Tavo Burat, a l’é stàit torna stampà ant l’ocasion dij 100 ani da la mòrt ëd Luis Valsoan.
Notario ha scritto il copione di un recital, che si è tenuto sabato 14 Gennaio 2017 presso il Centro Studi Cultura e Società: un piccolo capolavoro di ricerca letteraria e storica, dedicato a questo personaggio sorprendente.Per la verità, a cento anni dalla sua scomparsa, la figura di Luigi Valsoan era già stata segnalata dal brandé Tavo Burat (Gustavo Buratti), noto critico letterario, piemontesista e poeta, ora non più in vita, promuovendo la ripubblicazione dell’unica raccolta lasciataci da Valsoan, uscita a spese dello stesso autore agli inizi del Novecento, con il titolo “Margrite e gratacuj” e, in una seconda edizione quasi coeva, con il titolo “Fior dël pavé”.
Ma nonostante questa iniziativa letteraria, curata dalle Edizioni Alp e Gioventura Piemontèisa, pochi iniziati hanno approfondito la sua poetica e Valsoan è stato nuovamente deposto sotto un velo d’oblio.
Notario ha pensato che la poesia spontanea e sanguigna di Luis Valsoan – poeta operaio nato a Pont Canavese nel 1862 da genitori montanari e morto precocemente a Torino (nel 1906) di consunzione a casua della sua usurante attività lavorativa – doveva invece meritare un’attenzione ben più approfondita. E così, in collaborazione con lo chansonnier Beppe Novajra (direttore artistico dell’Associazione Monginevro Cultura), ha pensato di riproporre la storia di questo poeta con un recital nuovo di zecca. Ha approfondito la figura del poeta, anche dal punto di vista biografico, e pur nella estrema limitatezza di documenti disponibili, testimonianze storiche, e imperfezioni sui Registri parrocchiali, Notario ha ricomposto la vita del poeta operaio, la cui opera, come ricordava Tavo Burat, potrebbe essere definita “un crij d’arvira libertaria”, cioè un grido di rivolta libertaria, per riscattare le faticose condizioni di lavoro delle “filandere” delle manifatture di tessuti e filati di cotone, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Dopo un percorso di emigrazione in Svizzera e in Belgio, verso la fine dell’Ottocento, Valsoan ritorna nella sua Pont, e diventa un operaio delle Manifactures Royales d’Annecy e Pont, poi assorbite dal cotonificio Mazzonis di Torino.
Nel corso del recital sono state declamate sei poesie di Valsoan:
1. “Sangiut ëd partensa” (uno struggente addio ai monti del Canavese, per intraprendere il citato viaggio d’emigrazione verso la Svizzera e poi verso il Belgio);
2. “Presentassion” (la lirica introduttiva della raccolta poetica “Fior dël pavé”, in cui Valsoan, con modestia, ma con l’orgoglio della consapevolezza della genuinità dei suoi versi, avverte i critici e i letterati che la sua poesia è equiparabile ai fiori selvatici che nascono sul selciato, o nei prati, e non hanno certo l’ambizione di competere con i nobili fiori dei giardini dei ricchi, cioè con la produzione poetica di autori ben più eruditi e raffinati);
3. “Castità”, con cui il poeta mette in berlina l’incongruenza e l’ipocrisia del comportamento di certi sacerdoti, che nonostante il voto di castità praticano vita mondana e libertina;
4. “A l’onor dël mond”, con cui Valsoan, tornando – nella finzione poetica – all’età dell’infanzia, si ribella al sistema educativo dominante, e invita le coppie a praticare il controllo delle nascite, onde evitare di mettere al mondo carne da macello per le guerre, o lavoratori nelle campagne e nelle fabbriche, destinati a un futuro di mortificazioni e di fame;
5. “Gatij ëd primavera”: in questa poesia Luis Valsoan dà sfogo al suo innato estro poetico, al suo amore per la natura, toccando vertici di ottima poesia romantica;
6. “Fischià”: una lirica di stupefacente attualità. “Un cahier de doléances, una reprimenda ai potenti, ai politici, e alla borghesia”, come l’ha definita Sergio Donna, che ha declamato le poesie del recital. Nel testo, il poeta tocca anche il tema dell’emigrazione, dei disagi e della fame provata dalle classi operaie, e tratteggia quell’ideale di pace, equilibrio e serenità planetaria cui Luis Valsoan aspira: una tipica visione di un socialismo utopico (con qualche deriva nell’anarchia), al quale il poeta ha certamente aderito.
Lo chansonnier piemontese Beppe Novarja, dal canto suo, ha selezionato e proposto un repertorio di 6 canzoni popolari in tema con il clima storico-sociale contemporaneo al poeta: le canzoni si sono alternate alle declamazioni delle poesie scelte da Notario. Sullo schermo, intanto, scorrevano le traduzioni in italiano, ed immagini d’epoca di filande, manifatture, e paesaggi di Pont e delle Valli dell’Alto Canavese, che hanno dato i natali a Luis Valsoan.
Per finire, dopo aver approfondito la lettura delle sue poesie, e il contesto storico e politico cui è appartenuto, diventa doveroso considerare questo poeta (come accennavamo all’inzio) come un personaggio certamente non trascurabile della letteratura piemontese, per il vigore dei suoi versi, per la loro genuina schiettezza, e per la loro musicalità.
Grazie Sergio Notario per avercelo fatto conoscere.
(Ufficio Stampa Ass. Monginevro Cultura)